Come strutturare lezioni di Educazione Motoria: idee e consigli

Organizzare e strutturare una lezione in palestra con i bambini può risultare a volte complesso perché è necessario che si tenga in considerazione le caratteristiche morfologiche e funzionali di ciascuno. In questo articolo scopriremo, in linea generale, quali sono i punti fondamentali da tenere in considerazione. È importante organizzare e programmare, ma è altrettanto importante poi riuscire ad adattare le attività strutturate alle situazioni che nascono nel momento stesso della lezione.

In generale, le attività dovrebbero essere dedicate al miglioramento delle qualità fisiche dell’alunno che non vadano a richiedere carichi elevati, come ad esempio la destrezza, la mobilità articolare, la coordinazione, la rapidità di esecuzione…

Un requisito fondamentale, che non può e non deve mancare è la multilateralità , ovvero l’obiettivo principale dovrebbe essere quello di migliorare tutte le capacità e qualità fisiche in modo da aumentare la duttilità del bambino e consentirgli di avere margini di miglioramento più ampi in futuro .

La lezione non deve essere “unilaterale”, mirata solo a migliorare una singola capacità motoria specifica di uno sport praticato , ma i bambini dovrebbero essere incoraggiati ad allenare diverse capacità motorie. Infatti, l’allenamento multilaterale favorisce lo sviluppo parallelo di diverse capacità motorie, utilizzando esercizi, giochi, alternati e polivalenti. I carichi di allenamento devono essere equamente distribuiti tra le numerose capacità motorie che devono essere educate e allenate, valorizzando nel tempo quelle specifiche dello sport che si pratica.

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Alla base di una lezione, il GIOCO deve essere sempre presente, ogni attività può essere presentata come una storia, un racconto…

Nell’attività ludica, un fattore importante è la fantasia, un dato necessario alla crescita del bambino: un bambino con un cappello di carta e una bacchetta si sente un generale sul campo di battaglia…

Soprattutto fino ai cinque anni, infatti, il gioco è caratterizzato da una forte componente di fantasia, poiché consente al bambino di evadere dalla realtà quotidiana familiare e di sperimentare nuovi mondi immaginari. In questa fase, il gioco ha una natura principalmente motoria, poiché il bambino si esercita nel movimento, toccandosi i piedini, stringendosi le mani e palpeggiandosi il corpo. Con il tempo, il bambino acquisisce sempre maggior controllo sulla propria motricità, imparando a strisciare, alzarsi, camminare e correre. Queste tappe rappresentano delle vere e proprie conquiste per il bambino, che si esprime attraverso il sorriso, segno di una felicità autentica.

Con l’avanzare dell’età, il gioco del bambino si evolve, diventando sempre più scenico. In questa fase, il bambino riesce a esprimere sé stesso attraverso il gioco, creando mondi immaginari e situazioni che rispecchiano la sua realtà interiore. Verso i cinque anni, il gioco in compagnia dei coetanei diventa sempre più importante, poiché permette al bambino di socializzare e di apprendere le regole della convivenza sociale. In questo contesto, il gioco assume anche una funzione educativa, poiché il bambino deve imparare a rispettare gli altri ea gestire le proprie emozioni di fronte alle situazioni di gioco. In sintesi, il gioco rappresenta un’attività fondamentale per lo sviluppo del bambino, poiché gli consente di esprimersi liberamente e di sperimentare nuove esperienze, favorendo così la sua crescita cognitiva, emotiva e sociale.

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Il gioco è un elemento fondamentale per lo sviluppo del bambino, in quanto gli permette di adattarsi costantemente all’ambiente circostante. Attraverso il gioco, il bambino acquisisce forza fisica, agilità e, soprattutto, intelligenza. In questo modo, egli riproduce ciò che vede fare ai grandi, ma con la propria interpretazione espressiva. Il gioco è anche un modo per liberarsi dalle inibizioni, diventando padroni di sé stessi e capaci di autocontrollo. La corporeità e la motricità contribuiscono alla crescita e alla maturazione complessiva del bambino, promuovendo la presa di coscienza del valore del corpo e del suo ruolo in tutte le espressioni della personalità.

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Il percorso evolutivo di ogni individuo inizia con la dominanza del “corpo vissuto” e prosegue con la discriminazione percettiva, fino ad arrivare alla rappresentazione mentale del proprio corpo in movimento. Dai sei anni in poi, il bambino effettua una prima forma di controllo segmentario degli schemi dinamici generali, riuscendo a imitare posizioni globali del corpo e posizioni combinate dei suoi segmenti, a riconoscere la destra e la sinistra da solo, a discriminare e riprodurre ritmi vari e articolati.

Il raggiungimento dei traguardi di sviluppo richiede lo sviluppo delle capacità sensopercettive e degli schemi motori di base dinamici e posturali per adattarsi ai parametri spazio-temporali dei diversi ambienti, oltre alla progressiva acquisizione della coordinazione dei movimenti e della padronanza del proprio comportamento motorio nell’interazione con l’ambiente.

Ma entriamo ancora di più sotto l’aspetto pratico… Quando programmiamo una lezione dobbiamo innanzitutto scegliere lo/gli schema/i motorio sul quale intendiamo lavorare, formulare gli obiettivi e proporre delle possibili attività ricordandoci sempre di renderle un gioco. In una lezione è importante che vengano scanditi 3 momenti:

  • Parte inziale: La lezione inizia con un momento di accoglienza in cui i bambini vengono disposti in cerchio, preferibilmente seduti a terra insieme al docente al fine di comunicare l’obiettivo del giorno, richiamare quanto fatto precedentemente e quali sono le capacità/abilità già apprese che saranno prerequisiti importanti per il nuovo apprendimento. Questo è importante per motivare i bambini ad impegnarsi nella nuova attività. Successivamente, viene presentata un’attività di attivazione o riscaldamento, che può essere un gioco o un’attività individuale o di gruppo, e che permette di aumentare gradualmente l’intensità del lavoro. Le caratteristiche fondamentali dell’attività sono poche regole e consegne chiare e precise;
  • Parte centrale: in questa fase della lezione vengono sviluppati gli obiettivi principali, si apprendono nuovi contenuti e si acquisiscono nuovi schemi motori. È possibile organizzare un’attività seguita da un gioco, in cui viene applicato lo schema motorio o il contenuto appena appreso. Questo fornisce un feedback, necessario sia per l’insegnante che per gli allievi, sul livello di apprendimento raggiunto dal gruppo. Ciò consente all’insegnante di apportare le opportune correzioni al proprio programma o metodo, e agli allievi di capire se hanno raggiunto una sufficiente padronanza del gesto. Durante questa fase, l’intensità del lavoro aumenta gradualmente fino a raggiungere il massimo;
  • Parte finale: In questa fase della lezione è importante proporre un’attività tranquilla, in modo da abbassare il ritmo cardio-respiratorio e far tornare i bambini ad uno stato di normalità. L’intensità del lavoro diminuisce per consentire ai bambini di rientrare in classe in modo armonioso. È fondamentale dare una conclusione alla lezione, creando un momento breve di valutazione del lavoro svolto e permettendo ai bambini di esprimersi, di verbalizzare ciò che hanno sentito, provato ed imparato. Tuttavia, spesso è difficile farli smettere di giocare per passare ad un’attività più tranquilla (che per loro può sembrare noiosa), quindi gli ultimi 5 minuti vengono utilizzati per riunirli in cerchio e chiedere loro di sintetizzare il lavoro appena svolto, cercando di farli verbalizzare ciò che hanno appena appreso, le difficoltà incontrate,

Una volta compreso come strutturare una lezione, quali sono i mezzi ei metodi adatti in base all’età e al gruppo classe, non ti resta che avere una buona “inventiva” sulle possibili attività da effettuare.

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A cura di
Redazione

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